Su di me

Un viaggiatore sorpreso e perplesso, a volte confuso, sostanzialmente scarso rispetto a  scafati  travel-bloggers.  Ma
pur sempre viaggiatore.
Da bambino lessi “La macchina del tempo” di Wells, un libro del quale ancora mi sovvengono i brividi di
paura. Il protagonista non aveva un nome, veniva semplicemente denominato “il viaggiatore”.    Un concetto enorme, che ancora mi accompagna.
Adulto e sportivo, maturo ed empatico, penso di esser diventato alla fine quella specie di viaggiatore cui
ambivo, almeno in parte.  Ed è per questo, cara lettrice e caro lettore, che siete incorsi su di me in queste pagine del web.
Ho praticato per oltre metà della mia vita, e ancora pratico, uno sport che mi ha permesso di dare del “tu”
all’acqua e al mare, sia in superficie che sotto. Ho fatto grande uso di questa abilità.
Di formazione tecnica, di professionalità scientifica, mi trovate su queste pagine perchè coltivo piccole
passioni non riconducibili ad un’officina, ad un laboratorio o ad una lagrangiana.
Pur avendo fatto un intero giro del mondo da est verso ovest ed aver visitato vari continenti, sono essenzialmente un viaggiatore italiano in Italia.  Specifico: un felice viaggiatore in Italia.   Vi si trova di tutto e di più, ogni giorno nuovi luoghi e scorci ci offrono stimoli e proposte.  Qualche millennio di storia, arte inarrivabile e geografia immensa ci vengono incontro e non passano senza averci prima lasciato qualcosa. Non solo, sponde di mari, di laghi e di fiumi, così come cime di colline, catene di montagne, pianure felici, villaggi, paesi e città incessantemente ci propagano ricchezza, quella vera.
Pilota PPL da alcuni anni, vedere l’Italia dall’alto mi ha definitamente persuaso che siamo dei privilegiati.
Non ho nulla da insegnare, soltanto qualcosa da raccontare.
Grazie di aver speso dell’attenzione e del vostro tempo su queste pagine e sui miei pensieri ad alta voce, finiti prima
su carta e poi su cloud.

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ricordarsi di……

Queste modeste pagine web non sono per turisti o visitatori, sono per umili viaggiatori destinati a sensazioni meravigliose e massicce ricchezze. Perchè un paio di cose le sappiamo bene: che il viaggio è molto più importante della destinazione, che i beni immateriali hanno un valore nettamente superiore a quelli materiali.

Per questo, ci sono alcune cose di cui ricordarsi.

Anche se le isole sono la nostra destinazione, cominciate a pensarle quando siete a casa e le pianificate, guardatevi intorno quando siete all’imbarco, studiatevi la barca, od il gommone, od il ferry che vi ci porterà, osservate i vostri compagni di viaggio, che sia vostra figlia/o, un marinaio, un comandante, uno lì per caso, un lavoratore del mare o un viaggiatore come voi, annusate l’aria, seguite il volo dei gabbiani, fate mente locale sulla scaletta d’imbarco, la gangway o lo scalandrone come lo chiamano nei grandi porti, da lì arriverete ad una terra emersa. Parlate con i vostri compagni di viaggio, non siate riservati, scambiate idee ed impressioni, imparerete moltissimo, conoscerete così nuovi modi di fare, escursioni, approdi, isole, altri mari.

Mettete una maschera subacquea ed un tubo nel vostro zaino (ed una reflex, come si diceva una volta). Le pinne non sono fondamentali qualora dobbiate infilarvi tra scogli e rocce aguzze e scartare tra gli aculei dei ricci di mare. Senza maschera è ancora meglio, presto imparerete a riconoscere i pesci ad occhi diretti.  Tuffarsi da uno scoglio è un privilegio, fatelo con attenzione e convinzione, in quel gesto atletico vi è libertà, sfida alla gravità, abbraccio al mare ed anche parecchi millenni di emozioni.   L’immagine che fa da sfondo a questa pagina è quella della Tomba del tuffatore, dal Museo di Paestum….essa non ha tempo, non ha luogo, è una proiezione sentimentale, voleva significare un passaggio ad un altro mondo. Alla fine è semplicemente un tuffo ma, credetemi, è difficile incorrere in un concetto più liberatorio e generoso.

E scrivete. Portate un taccuino od usate il vostro cellulare, fermate le vostre emozioni, prendete nota delle vostre sensazioni, non lasciatele sfuggire, scrivetele, appuntatevele, perchè il momento è magico ed è come i versi finali di “Una canzone per te“, non disperdeteli.  Sono meritevoli di essere trasmesse e lette da viaggiatori come voi. La memoria isolana collettiva è la vera isola del tesoro.

Se volete, intitolatele così: “mettersi un’isola in mente e poi trovarsela all’orizzonte“.

Buone isole, viaggiatori!

Stefano

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