Levanzo

Si dice che delle tre delle isole delle Egadi Favignana sia quella della movida, dell’intenso turismo, della pressione antropica derivante”noblesse oblige” dell’essere la capitana, la perla e la più famosa, quella dell’ultima tonnara.
Si dice che Marettimo sia l’isola “cult”, quella che ospita le manifestazioni più belle e che attira i grandi nomi, che gioca il ruolo della divina con il suo protendersi verso occidente.
Levanzo rimane quelle forse meno nota, meno emancipata e meno celebrata.
Ma siamo qui per questo, per ripristinare l’equilibrio con la saggezza del viaggiatore delle Egadi.
Fermata intermedia della barca verso Favignana, nel piccolo porto, un molo e barche da pesca, Levanzo appare di verde smeraldo dell’acqua del golfo e di bianco delle case che vi si affacciano.
Accoglienza dignitosa e rispettosa, di posti e di gente che sa cosa significa essere a disposizione del mare, che qui regna.
Sbarcando, a sinistra (ovest) si va verso il faraglione, un’isoletta che chiude una baia circondata da agavi e ginestre ed è l’inzio del periplo dell’isola in senso orario.
Facendo invece il percorso a destra del paese, dopo aver attraversato una fresca pineta, la strada sterrata conduce ad una serie di baiette rocciose poco battute. Da non molto lontano, Favignana guarda ed avvolge, opponendosi potente all’orizzonte, risucchiando il flusso turistico.
Isola da scrittore, dove ritirarsi (si fa per dire) per scrivere libri, i ritmi sono bassi ed il vento modera le temperature, ci sono sempre ridossi per le mareggiate.
Pochi locali, un paio di spacci, la ricettività è affidata a qualche BB che sono ben attrezzati e accogliente, localizzati essenzialmente in paese o poco lontano da esso.
L’isola è di modeste dimensioni, dal molo di arrivo della nave fino alla punta nord dove è il faro di Capo Grosso, sono appena tre kilometri e tanta vegetazione mediterranea con i suoi odori, scorci e asprezze naturali, insieme alle sonorità di uccelli marini e quella dei venti.