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S.Pietro

S.Pietro

Falesie a Sud-Ovest

Ecco, se doveste dare ad una persona che conta un appuntamento e voleste colpirla di suggestioni in un luogo particolare, sarebbe perfetto pensare all’Isola di San Pietro.
Forse lievemente fuori mano, ma l’effetto è assicurato.
Gemma sulcitana ma tutta a modo suo, genovese nell’anima e nella vita di tutti i giorni, straordinariamente legata alle tradizioni, quest’isola più che incantare ti prende per mano e ti accompagna nella sua storia, tra i suoi boschi, sulle sue falesie e ti coinvolge nei suoi tramonti.

La Caletta

Avvicinandosi da est con il traghetto, l’isola appare con la forma degli aerei strategici stealth, con Carloforte e le sue alture retrostanti che sembrano la carlinga mentre le coste, a nord e sud, si abbassano sempre più e sfumano sul mare, come fossero ali.
Le coste basse sono una prerogativa del lato sud-orientale dell’isola e lì si trovano le spiagge più rinomate (Girin, Punta Nera, Guidi, la Bobba) anche se la spiaggia più bella, di gran lunga meglio collocata nel panorama e nella geografia dell’isola, è la Caletta, che, solitaria, volge ad ovest.

Il resto della costa è fatto di alte scogliere a strapiombo foriere di ampi golfi e di falesie, pura geologia a cielo aperto, continuamente intervallate da profonde insenature, dette rias, lunghe e strette che sono una caratteristica affascinante dell’isola.

Rias, diffuse a San Pietro

A parte la zona delle spiagge, la discesa al mare con conseguente tuffo in acqua risulta spesso disagevole, con accessi diretti che, seppur battuti, sconfinano a volte nel free-climbing, con l’amabile effetto di spingere vieppiù il viaggiatore verso lo spirito e l’intima natura dell’isola.

Geologia a cielo aperto

Tutta San Pietro, un’isola decisamente estesa, è un continuo laboratorio geologico: tra boschi e valli si ergono massicci rocciosi evidentemente originati da un possente vulcanismo, con colori violentemente scuri che contrastano con il cromatismo gentile della vegetazione circostante. Sono diffuse, specialmente nella parte occidentale, molte miniere abbandonate. In alcuni scorci, in alcune spaccature delle linee rocciose superficiali, in alcuni pianori dove è evidente un’azione lavica sui quali non cresce un filo d’erba, l’isola richiama qualcosa dei ruvidi paesaggi islandesi.
La mappatura segnaletica più significativa in cui ci si imbatte, decisamente più interessante di quelle turistiche, è quella dei 20 geositi che caratterizzano l’essenza dell’isola, che davvero affascinano e coinvolgono i non esperti nelle scienze della terra.

Geositi

In tutto l’interno di San Pietro si gode di una ricca e vivace vegetazione, sempre in armonia con la natura vulcanica dell’isola: laddove vi sono valli, esse sono arricchite da pinete e boschetti, laddove non vi è protezione dal maestrale si ha la tipica macchia mediterranea, dove c’è roccia ed i grandi volatili marini nidificano, si incontrano arbusti bassi resistenti all’azione della salsedine e dei venti.
Un’altra bella caratteristica diffusa a San Pietro, intorno Carloforte e tutto all’interno, è la sua delicata, quasi cortese, urbanizzazione. L’isola è di fatto abitata quasi ovunque, vi sono tante fattorie e case poderali ma mai aggregazioni di abitazioni esagerate o fuori contesto, la viabilità è discreta ed è quella “giusta”, quella che veramente occorre e non è piegata al dio turismo. Le indicazioni stradali delle località sono incise a chiare scritte su massi di granito rosso che presto divengono consuete e rassicuranti. In generale, si avverte una profonda cura ed attenzione per rendere gradevole, diciamo pure “vicina”, l’intera isola al visitatore che l’attraversa e la esplora.
La zona meno abitata, per non dire più selvaggia, è la punta occidentale ossia il mitico Capo Sandalo, località di cui si è sempre sentito parlare ma che nessuno sa precisamente dove sia. Finché non ci si capita. O, per meglio dire, finché non ti viene addosso.
Il suo grande faro sovrasta le ultime alture e le scogliere a picco sul mare. Qui, San Pietro e la Sardegna finiscono. Oltre c’è solo mare, fino alle Baleari.

Capo Sandalo

Nell’isola sono presenti varie riserve e zone di protezione gestiti dalla LIPU, ben segnalati. Sono a protezione delle aree di ripopolamento di varie specie di falconidi, alcuni delle quali sono costituite da uccelli migratori provenienti dal lontano Madagascar. Ragazzi da tutta Italia vengono qui a dare una mano, fanno i loro turni durante la stagione estiva, disponibili e collaborativi, preservano l’ambiente e aiutano i sempre più numerosi camminatori a trovare i percorsi migliori e sicuri per evitare le aree di riserva.

L’unico centro urbano e capoluogo è Carloforte, dal lunghissimo lungomare ricco di palme, dove converge la vita economica ed amministrativa dell’isola, animato da un colorato viavai di bici, moto, traghetti ed auto.
A sud vi è l’ampia salina, già centro vitale della locale economia, intorno la quale vi sono i resti dell’antico porto fenicio, quando essa aveva lo sbocco al mare diretto. Oggi è stata riorganizzata circondandola con un percorso ciclopedonale di grande valore storico e naturalistico, molto frequentato, astutamente denominato “la via del sale”.
Sull’estremità di NE, sulla punta che fronteggia l’esclusiva isola Piana, vi sono da visitare, interessanti come storia industriale e come tradizione di tutto il Sulcis, gli impianti delle tonnare, sia quelle antiche e fatiscenti in disuso che quelle moderne, economicamente ben posizionate nel mercato nazionale di questo pesce.

Organizzata, pulita, accogliente, questa cittadina di mare dispiega ai viaggiatori la sua anima genovese (essa è Comune onorario della provincia di Genova) che si rinviene nella lingua (il c.d. dialetto tabarkino), nelle effigi esposte con fierezza, tra i carrugi, nelle epigrafi, nei sapori della cucina, con la sua marineria, nell’accoglienza ai forestieri, nei volti dei pescatori senza orari, nel legame della sua gente con la terra di Sardegna.

Carloforte

L’anima genovese viene dall’isola di Tabarka, nell’odierna Tunisia, al tempo abitata da pionieri genovesi. Questi, terminati i tempi di pace con la comunità musulmana, nella ricerca di terre di maggior sicurezza e prosperità, addivennero a soddisfare la richiesta del re Carlo Emanuele III di Savoia che, all’inizio del XVIII secolo, promosse la colonizzazione di territori spopolati del regno. Dal Nordafrica, forti della loro perizia marinaresca, del loro senso di attaccamento alle tradizioni, del loro dialetto nobile, si trasferirono a San Pietro, sviluppando la comunità che ancor oggi affascina.

Le serate estive vedono il lungomare vivere di mille colori, accendersi di luci ed animarsi di musiche e melodie, con crocicchi di anziani pescatori che fittamente discutono e bambini che giocano in piazza.
Gioia per gli occhi e per l’anima.

Sera sul lungomare