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Stromboli

Stromboli

Stromboli, così come appare a prua del bimotore

L’insostenibile purezza del fuoco.

I geologi dicono che da quando si è formato, emergendo dalle profondità del Tirreno, non si è mai fermato, migliaia di anni a lanciare lava e a esplodere di continuo.
Ed oggi lo troviamo così, una montagna quasi perfettamente conica, con le bocche a oltre 900m che danno sul lato nord-ovest dell’isola, la “sciara del fuoco”, che proseguono ininterrottamente a fare botti e lanciare lapilli, uno spettacolo veramente unico. Così come Stromboli, le sue particolarità appaiono introvabili altrove.
E così appare al viaggiatore che arriva dal mare, già da lontano, molto prima di attraccare sul piccolo molo, fin troppo esposto, del primo centro abitato dell’isola. L’altro caseggiato, Ginostra, è raggiungibile solo in barca: una “enclave” non politica ma naturale, una sorta di Campione d’Italia sul Tirreno.

Tramonto a Ginostra

L’isola sbuca dalle profondità del mare quasi in verticale, fenomenale risalita: l’amico marinaio racconta che a 5 metri dalla riva ci vogliano 80 metri di catena all’ancora.  Fatevi due conti.
Il paese si affaccia sulla spiaggia di sabbia immancabilmente nera, un bel verde di vegetazione e varie palme arricchiscono questo piccolo centro che probabilmente ospita geologi e turisti in parità numerica.

L’inizio dell’ascesa, Stromboli, il paese

La cima della  montagna, la bocca del vulcano, attira il viaggiatore come fa una candela con una falena nella notte. Dal paese inizia l’inevitabile ascensione, impegnativa, con un camminamento a “s” che fa la prima curva lambendo il confine del paese, in mezzo agli orti e con vista diretta in quota sull”isolotto di Strombolicchio.  Bisogna essere accompagnati da guide esperte, non è possibile improvvisare.  Qui l’elemento marino che è dominante in un isola, fa i conti con qualcosa che si trova solo alle Eolie, la natura e la forza primordiale di un vulcano. Che è il capo dell’isola che decide di tutto, della natura e del destino degli uomini che qui vogliono vivere. Non per nulla gli antichi assegnavano un’entità divina a tanta incontenibile potenza.
Salendo, le guide illustrano particolarità botaniche e delle piante che si incontrano, sempre più rade, durante il cammino, L’orizzonte si apre sempre di più, mentre le centinaia di metri si frappongono tra il viaggiatore ed il livello del mare. Se la giornata è tersa, come spesso capita, a sud-est si intravede con nettezza la costa calabra, dal profilo irregolare, Capo Vaticano.
A sud, emergendo dalla foschia lontana decine di miglia, come un’astronave che galleggia superbamente sul Tirreno, un altro gigante fa mostra di sé. E’ l’Etna, maestoso e senza pari, in una fratellanza tra vulcani che sembra irresistibile non solo alle ere geologiche ma soprattutto a qualsiasi pensiero riduttivo.
Forgiato di fuoco e rocce, magico di terre, è l’insieme di isole che contiene anche sé stesso, ossia la Sicilia.

l’Etna, un gigante

Continuando l’ascesa, con la vegetazione sparita da un pezzo, solo pietre e sabbia nera lungo il lunghissimo sentiero che sale il crinale in uno stretto zig-zag…. La sabbia, nera come la lava da cui proviene, entra profondamente  negli scarponi appesantendoli, aumentando la fatica passo dopo passo
Ad un certo punto, in avvicinamento, una guida si ferma ed invia a mettersi in ascolto… dopo poco, un boato sordo ma netto, lontano ma ben distinto, suscitante la sensazione di qualcosa di grosso e di incombente. La bocca del vulcano, con le sue cadenzate esplosioni,  con il suo fascino violento, ci sta aspettando.
Si arriva sulla cresta di NE, scoscesa e temibilmente ripida a destra e a sinistra, ma è quella verso mare che dà fondo alla sua unicità: la sciara del fuoco…. ‘
Boati, lampi, fiamme, pietre sparate, ruggiti della terra, la forza violenta e affascinante, la natura dura e pura, ammaliatrice, a picco sul mare come un balcone sull’infinito.
Ma trovatemi voi, se potete, un luogo dove si possa assistere ad esplosioni, fiamme rossissime dalla terra con lancio di rocce e lapilli ovunque, tutto in sicurezza, davanti ad un mare sconfinato con il sole che ti tramonta in faccia, nel bel mezzo di un arcipelago.
Questo è Stromboli, le parole scritte sono un nulla rispetto alle sensazioni che si imprimono nell’anima viaggiante.

 

Si starebbe lì per ore, ben oltre il limite dettato dalla notte che arriva, ma anche ai 900 m del basso Tirreno, pur di fronte all’infinito, arriva inevitabile il momento di muoversi.
Le guide suggeriscono una via di rientro scendendo il costone sud della montagna, abbastanza ripido e tutto di sabbia che se non fosse pericoloso sarebbe un divertimento per chi pratica sandbord. Ormai notte, il sentiero è debolmente illuminato dalle lampade accese sui caschetti. Ci fosse la luna, avremmo un altro spettacolo. Unico, inutile dirlo.
Si riguadagna la prima vegetazione a ridosso del paese, si arriva al molo, ci si imbarca e si naviga di notte. L’esperto comandante eoliano pilota la barca nell’oscurità con due occhi così, ci dice che speronare una tartaruga marina sarebbe un problema per l’animale ma anche per lui.
Negli occhi e nel pensiero la forza primordiale che si manifesta su questa isola, veramente qualcosa di oltre umano che, immutabile nei secoli, nel segno del fuoco perenne, riporta ai tempi del mito.
Se la varietà delle isole, l’armonia tra terra e mare e le leggende tramandate sono la ricchezza in un arcipelago, le Eolie hanno pochi paragoni nel Mediterraneo e forse oltre.
E allora… Mito sia.

Il tramonto in faccia